Non c’era certo bisogno di uno studio universitario per capire che le piante in città abbassano la temperatura del luogo in cui crescono.
Io lo so bene, soprattutto da quando hanno tolto una meravigliosa fila di ciliegi da fiore in Viale Vico ad Alba. Purtroppo quel viale è per almeno 100 metri un unicum di palazzi e perciò non c’è nemmeno una via trasversale che spezzi il marciapiede dando la possibilità all’aria di circolare, perciò nei mesi più caldi nelle vetrine a ridosso del marciapiede si sfiorano i 40 gradi. Quando c’erano le piante non era così insopportabile il sole e anche le macchine che venivano parcheggiate davanti al marciapiede avevano un minimo di protezione dalla “cottura” solare, adesso salire in macchina significa affrontare un forno di 50 gradi e più.
Se poi pensiamo che il futuro ci aspetta un aumento della temperatura mi pare particolarmente insensato togliere le piante perché necessitano di manutenzione. I soldi che si risparmiano in manutenzione non sono minimamente comparabili con il benessere che si ha con la presenza delle piante, perciò se devo votare qualcuno voterò per chi avrà un piano di rinverdimento delle mie città.
E comunque uno studio scientifico c’è e lo riporta il NEW YORK TIMES, per la ricerca le piante sono la tecnologia più performante per combattere il caldo nelle città. Nelle zone più coperte la temperatura si abbassa di 6 gradi.
Negli ultimi anni, uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, ha rilevato la variabilità delle temperature in un contesto urbano evidenziandone la correlazione con la presenza delle piante. L’analisi dei ricercatori si è concentrata nella città di Madison, nel Wisconsin. Qui, grazie all’uso di sensori ad alta precisione, gli autori della ricerca hanno potuto misurare la temperatura dell’aria lungo 10 diversi percorsi da 7 km con una rilevazione, ripetuta da 3 a 12 volte, ogni cinque metri. Negli spazi osservati la copertura arborea varia tra lo 0 e il 100%. La massima efficacia di raffreddamento, afferma lo studio, si raggiunge dopo il superamento della soglia critica del 40%.
Nel dettaglio, riferiscono ancora i ricercatori, “la variabilità della temperatura dell’aria diurna all’interno del paesaggio urbano è stata in media di 3,5 °C, con un intervallo compreso tra 1,1 e 5,7 °C”. Nei punti di massima efficacia, in altre parole, l’interazione tra la chioma degli alberi e gli altri elementi del paesaggio si è tradotta in un calo della temperatura di quasi 6 gradi. Una variazione che, in caso di temperature estreme, potrebbe realmente fare la differenza.