gruppo corso II livello sinergica

In queste settimane non avevo ancora avuto il tempo di raccontarvi del corso di secondo livello di Agricoltura Sinergica a cui ho partecipato, il corso si è tenuto dal 17 al 20 Maggio, 4 giorni full immersion a Gassino Torinese, presso gli orti sinergici di Ortocampo e gli insegnanti erano niente meno che Antonio de Falco, Luciano Mastroleo e Alessio Mancin.

Posso dire che al corso di secondo livello, al di là di delucidazioni sulle tecniche colturali, il messaggio che è passato più forte è stato quello di ribadire quello in cui crediamo: un mondo più rispettoso, a partire dal suolo e da tutti i suoi piccoli abitanti fino ad arrivare ad ogni uomo sulla terra.

L'obiettivo "ultimo" dell'agricoltura sinergica sarebbe quello di avere un'umanità meno arrogante e più in pace ed immersa nella natura, e al corso ho capito che non è possibile applicare i principi sinergici tali e quali all'agricoltura convenzionale, ma non perchè non funzionano, ma perchè è sbagliata la prospettiva, sono principi che vanno applicati con il loro metodo perchè è il metodo convenzionale che non funziona. Solo adesso mi sono resa davvero conto che praticare un'agricoltura naturale di massa, che possa sfamare l'umanità non è far diventare più produttiva l'agricoltura sinergica, ma applicare un'agricoltura diffusa, ovunque, che sfrutti ogni piccolo spazio verde antropizzato per produrre cibo, e che supplisca alle inevitabili perdite per attacchi di malattie e insetti con la quantità, la diversità e il caos. Il problema odierno è che solo un piccolo numero di persone si occupa di produzioni enormi su campi giganti, è ovvio che non si può fare lo stesso con l'agricoltura naturale, l'agricoltura naturale richiede uno stravolgimento del sistema di lavoro, richiederebbe tante piccole comunità di autosussistenza, come prima del '900.

Poco tempo fa ho letto un libro illuminante Connectography. Le mappe del futuro ordine mondiale di Parag Khanna ve lo consiglio vivament, è un pò una mappazza soprattutto all'inizio, però è anche una lucida analisi di come si stanno muovendo grandi aziende e nazioni, un movimento che non si può fermare che spesso cerchiamo di non vedere nel nostro piccolo mondo ambientalista o che tuttalpiù disprezziamo con impotenza. Ma questo professore indiano, grazie ai suoi viaggi ha avuto modo di osservare i mutamenti epocali che stanno investendo il mondo. Migrazioni, megalopoli, Zone Economiche Speciali, comunicazioni e cambiamenti climatici stanno ridisegnando la geografia planetaria: gli Stati non sono più definiti dai loro confini, bensì dai flussi di persone e dei legami finanziari, commerciali ed energetici che quotidianamente li attraversano. Solleva un velo di speranza anche attraverso tutta questa tecnologia che sembra portarci alla deriva, la prima parte del libro è devastante perchè mette in luce le politiche di continua espansione urbana, di strade, ferrovie, oleodotti, gasdotti ecc... ma la seconda mostra anche come queste cose possano essere gestite in modo non troppo distruttivo.

E le sue conclusioni sono rassicuranti nonostante l'autodistruzione che una parte dell'umanità sta portando avanti, e sono basate sulla connessione dal basso, sui movimenti ecologisti e di ritorno ad un'agricoltura più locale.